Caro Paolo,
proprio venerdì sono stato in Marvell, per lavoro certo, ma anche per cercare di capire come stessi. Sapevo che stavi male e che avevi gravi problemi di salute, ma ogni volta che ritornavo in quegli uffici, la speranza era sempre quella di rivederti. E parlando con Claudio, che in settimana ti aveva sentito al telefono, mi ero illuso che qualche speranza davvero ci fosse. E invece…
Comprensibilmente la malattia ti ha portato a chiuderti in quella riservatezza che comunque è stato il tratto distintivo della tua vita. Amico e collega straordinario, divertente e irriverente. Ci conosciamo da 25 anni, da quando eri arrivato in laboratorio a fare la tesi con Rinaldo e Frank, seguito da Gianfranco e Danilo… che bei tempi. Abbiamo costruito un’amicizia davvero speciale, abbiamo affrontato mille avventure, vivendo momenti più o meno entusiasmanti.
Abbiamo navigato insieme in Università, rafforzato la nostra amicizia in Marvell e poi ci siamo ritrovati in Huaweii, dove davvero mi hai aiutato molto. Ecco, ci si conosceva così bene e da così tanto tempo che non potrei elencare tutti i momenti importanti che abbiamo vissuto insieme. Sono davvero troppi. Eppure, dopo 25 anni di profonda amicizia, solo sabato, venendo a farti visita con Silvia, ho incontrato e conosciuto i tuoi genitori per la prima volta. Una conferma di quanto fossi riservato. Non sono riuscito a dir loro niente, e mi dispiace. Ho trattenuto a stento le lacrime e li ho abbracciati forte, come vorrei abbracciare Laura e il piccolo Nicolo’. E siamo in tanti oggi qui ad abbracciarti e ricordarti. Ci sentiamo tutti impotenti e increduli, ma sappiamo che non ci abbandonerai e continuerai a vivere nei nostri pensieri e nei nostri cuori.